neoplasie

Il cancro, dopo le malattie cardiovascolari, è la patologia più diffusa nei paesi industrializzati. Da un’ analisi dei dati del settore si evidenzia che il rischio di ammalarsi di cancro è correlato con la progressiva trasformazione della società da prevalentemente basata su un’economia agricola ad una società più ricca e più globalizzata, con il  cambiamento delle abitudini alimentari e dello stile di vita e di  lavoro.  L’incidenza dei tumori (il numero di nuovi casi di tumori/anno) è progressivamente aumentata nel corso degli anni per un aumento dell’età media della popolazione e non per un aumento dei fattori di rischio infatti negli anni 60 la popolazione era più giovane e quindi si registravano meno casi di tumore. Nell’ultimo decennio il tasso di incidenza dei tumori  si è ridotto nel sesso maschile, stabile in quello femminile. Si attesta su circa l’80% la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi per quanto riguarda i tumori della mammella, della  tiroide, del testicolo mentre è ancora molto bassa la sopravvivenza  di tumori quale quello che colpisce il polmone, fegato, stomaco.

Le neoplasie rappresentano la prima causa di morte nei soggetti adulti e la seconda nella popolazione anziana.

Nella patogenesi del processo neoplastico oltre ai fattori genetici sono importanti i fattori ambientali ed alimentari. Circa il 34% delle neoplasie è determinato da fattori alimentari. Infatti le indagini condotte a partire dagli anni ‘60  fino ad arrivare agli ultimi studi di intervento alimentare hanno chiaramente dimostrato quanto l’adesione alla dieta mediterranea sia importante non solo nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e neurodegenerative ma anche nelle patologie neoplastiche. Considerando la distribuzione geografica delle neoplasie si può osservare dai dati di epidemiologia oncologica come l’incidenza dei tumori fino ad alcuni anni fa era più alta al nord rispetto al sud Italia che per tradizione è dedito prevalentemente ad una dieta mediterranea. Attualmente invece stiamo osservando un’inversione di tendenza con un netto incremento di neoplasie al sud soprattutto nel sesso maschile rispetto al nord, tale fenomeno non è ancora chiaramente conosciuto ma un ruolo fondamentale può essere sostenuto dai cambiamenti degli stili di vita ed in particolare delle abitudini alimentari. Infatti dalle osservazioni alimentari  delle popolazioni delle regioni meridionali si nota la tendenza ad abbandonare i principi della dieta mediterranea per adottare un’alimentazione tipica dei paesi nordici viceversa al nord il concetto di prevenzione oncologica basato soprattutto su cambiamenti di stili di vita ha portato ad un arresto della crescita. Per limitare l’aumento di incidenza dei tumori è necessario insistere sulla prevenzione primaria che comprende una serie di interventi a vari livelli volti a ridurre o eliminare i vari fattori di rischio quali il fumo, inquinamento atmosferico, obesità, infezioni, bevande alcoliche, l’elevato consumo di grassi animali, insaccati e carni in scatola.

In particolare numerosi studi epidemiologici hanno evidenziato una stretta correlazione tra dieta contenente grassi di origine animale e rischio di insorgenza dei tumori soprattutto mammella, stomaco, colon e prostata, viceversa l’assunzione di grassi prevalentemente di origine vegetale come l’olio extravergine di oliva e basata  sui principi della dieta mediterranea svolge un’azione protettiva sull’insorgenza di tali patologie.

L’olio extravergine di oliva contiene importanti elementi (acido oleico, polifenoli e vitamine) in grado di influenzare positivamente vari processi metabolici dell’organismo, è pertanto un alimento nutraceutico (termine che nasce dall’associazione di “nutrizionale” e “farmaceutico”)  cioè che possiede delle proprietà al di sopra di altri alimenti, in grado di regolare dei meccanismi che apportano un beneficio alla salute.

Per quanto riguarda l’azione anti-oncogena  dell’olio extravergine di oliva  le indagini si sono focalizzate soprattutto sui componenti minori quali il tirosolo, l’idrossitirosolo, oleuropeina, secoridoidi e lignani.

 

Ricercatori spagnoli (Menendez dell’Istituito catalano di oncologia) hanno condotto uno studio, pubblicato nel 2008 su una rivista di oncologia (BMC Cancer), sugli effetti di composti fenolici presenti nell’olio extravergine di oliva sulle cellule tumorali mammarie umane.

In particolare essi hanno indagato l’effetto di queste sostanze sull’ Her-2 un recettore di uno dei più importanti fattori di crescita del tumore della mammella, presente nel 20-30% dei tumori al seno invasivi cioè quelli  più aggressivi e con prognosi più sfavorevole. Sono state analizzate le funzioni delle principali frazioni dei  componenti fenolici dell’olio (fenoli, lignani, secoridoidi) sulle cellule neoplastiche mammarie. I dati di laboratorio evidenziavano che i polifenoli erano in grado di ridurre l’espressione del recettore HER-2 (recettore presente in molte neoplasie indispensabile per i fattori di crescita neoplastici) inibendo la HER-2 tirosinchinasi; cioè  dopo il trattamento con idrossitirosolo verrebbe a mancare l’espressione di uno dei più importanti oncogeni responsabili della trasformazione neoplastica della cellula. I ricercatori però hanno utilizzato livelli molto elevati di polifenoli che non si raggiungono attraverso il consumo quotidiano di olio di oliva. Tuttavia questa è un’evidenza scientifica importante da un punto di vista speculativo perché  non erano ben conosciuti i meccanismi attraverso i quali si esplicava la funzione antiproliferativa, anti-neoplastica e pro-apoptotica (apoptosi=morte programmata cellulare) dell’olio di oliva.

Pertanto le conclusioni che possiamo trarre da questa ricerca è la capacità almeno in vitro di osservare come la crescita di cellule tumorali HER2 positive possa essere influenzata dall’olio di oliva.

Uno studio condotto presso l’università di Jean e pubblicato  nel 2011 sulla gazzetta of Agricoltural and Food Chemistry Society rivela che nell’epicarpo (buccia dell’oliva) sono presenti dei composti (in particolare l’eritrodiolo) che hanno dimostrato possedere un’azione citotossica sulle cellule cancerose mammarie. Questi dati vanno a confermare ulteriormente il rilievo epidemiologico che evidenzia come nei paesi che consumano abitualmente l’extravergine l’incidenza e la prevalenza di alcuni tumori è più bassa che negli altri paesi.

 

 

Le ricerche epidemiologiche e gli studi osservazionali hanno mostrato che la dieta ed i fattori ambientali possono modulare la cancerogenesi processo dinamico che scaturisce dalla rottura dell’equilibrio tra  fattori inibenti e favorenti il processo stesso.

Un altro studio spagnolo pubblicato su American Journal of Clinical Nutrition nel Dicembre 2009 ha analizzato all’interno dell’EPIC (European Prospective Investigation Into Cancer, Chronic Diseases, Nutrition and Lifestyle) i rapporti tra alimentazione e cancro dello stomaco.

Lo studio è stato condotto su 485.044 soggetti di età compresa tra i 35 ed i 70 anni  reclutati in 23 centri di 10 paesi europei. L’adesione alla dieta mediterranea veniva valutata dando un punteggio da 1 a 18 dove il valore più alto veniva assegnato a chi assumeva regolarmente gli alimenti che sono alla base della dieta mediterranea come l’olio extravergine di oliva, frutta, verdura, legumi, cereali, pesce, poca carne rossa e pochi prodotti caseari. Il follow-up è durato 9 anni, sono stati registrati 449 casi di adenocarcinoma gastrico, mentre quelli che avevano uno score più alto avevano il 33% di probabilità in meno di ammalarsi di cancro allo stomaco rispetto a quelli che presentavano un punteggio più basso.

Numerosi studi pubblicati su autorevoli riviste scientifiche confermano che circa un terzo dei tumori è legato agli alimenti che si assumono e che la dieta mediterranea conferisce  protezione nelle patologia tumorali. Infatti dai dati emersi da una meta-analisi di Francesco Sofi (nutrizionista dell’Università di Firenze) che ha preso in considerazioni gli studi più importanti per numero di soggetti arruolati, ha rilevato che una maggiore adesione alla dieta mediterranea determinava una riduzione del 6% dell’incidenza delle patologie oncologiche.

L’olio extravergine di oliva è ricco di composti fenolici che esercitano anche un’azione preventiva contro lo sviluppo del cancro del colon in particolare  l’idrossitirosolo. Da studi condotti in vitro è emerso che l’idrossitirosolo determina un blocco della proliferazione cellulare attraverso l’inibizione della fosforilazione di una chinasi (ER) importante per la replicazione cellulare. I risultati sono particolarmente interessanti in quanto l’idrossitirosolo si trova in concentrazione molto elevata nel colon e questo può aiutare a spiegare l’associazione inversa tra consumo di olio extravergine di oliva e cancro del colon.

Per concludere da varie ricerche effettuate a livello molecolare si può notare come le componenti fenoliche dell’olio extravergine di oliva, in particolare l’idrossitirosolo, siano in grado di influenzare negativamente il processo di promozione e sviluppo di alcune neoplasie.

Pertanto, gli attuali  dati scientifici indicano l’importanza di attenersi ad una condotta alimentare basata sui principi della dieta mediterranea ove l’olio extravergine di oliva rappresenta una fonte di sostanze biologicamente attive che svolgono un’azione protettiva nei confronti dello sviluppo di alcune neoplasie.

L'intervista






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